sabato 11 ottobre 2014

Lorde - Pure Heroine



1) Tennis Court
2) 400 Lux
3) Royals
4) Ribs
5) Buzzcut Season
6) Team
7) Glory And Gore
8) Still Sane
9) White Teeth Teens
10) A World Alone

Extended Edition
11) No Better
12) Bravado
13) Million Dollar Bills
14) The Love Club
15) Biting Down
16) Swingin Party


Quasi 17 anni. Questa l'età di Ella Marija Lani Yelich-O'Connor, in arte Lorde, al momento della pubblicazione del suo primo album. Assurdo se pensiamo che generalmente a quest'età i ragazzi comuni si trovano sui banchi di scuola a studiare. La giovane neozelandese invece a quest'età arriva in cima alle classifiche di vendita di tutto il mondo, vince ben due Grammy Awards e si esibisce nei più grandi festival internazionali di fronte a migliaia di persone. Un vero e proprio sogno. Che fortuna avere la possibilità di trasmettere emozioni e mandare il proprio messaggio a un'età così giovane. E nonostante l'inesperienza Lorde ne ha di cose da dire, cose importanti, attraverso il suo stile indie pop influenzato dall'hip hop e dal trip hop. Anche se non sempre lo fa in modo efficace.


Il titolo dell'album ha una doppia interpretazione: Pure Heroine può indicare la sostanza stupefacente e rappresentare i vizi della società, l'ossessione per lo sfarzo e la dipendenza dall'apparenza, ma può anche indicare il concetto di ragazza semplice e pura, critica nei confronti del mondo mainstream con i suoi valori controcorrente, proprio come un'eroina. Un po' pretenzioso, ma una canzone come Royals non passa di certo inosservata. Un testo tagliente contro l'opulenza e lo sfarzo, un beat tanto semplice quanto azzeccato e dei cori che farete fatica a togliervi dalla testa. Gli ingredienti che le hanno valso i due Grammy per miglior performance pop solista e canzone dell'anno sono la concretezza e il saper ricavare tanto da poco. Tennis Court apre l'album con una frase significativa ("Non pensi sia noioso il modo in cui parlano le persone?") scaricando su di essa tutta la tipica insofferenza adolescenziale per il mondo. Lorde riesce a valorizzare con grande efficacia la sua voce, anche grazie alla sua tecnica.
Altro pezzo degno di nota è Team che più o meno ricalca i temi già citati nei due brani precedenti ma che si distingue per un beat profondo che scuote le orecchie, viscerale come un battito cardiaco. Notevole come la giovane neozelandese riesca a conciliare la sua voce delicata con un beat così incalzante. Sorprendente Glory And Gore con la sua atmosfera tetra e il sapiente utilizzo dei cori e delle seconde voci. Bassi e synths si amalgamano arrivando quasi a stordire l'ascoltatore. Ma la vera sorpresa si chiama Buzzcut Season, la traccia che non ti aspetti in un disco come questo. Il piano è quasi impercettibile, il beat dà il suo apporto senza interferire con l'atmosfera delicata del pezzo e Lorde mette in luce tutte le sue qualità vocali e compositive in un testo che parla delle tragedie che sentiamo ogni giorno nei telegiornali e di come sia possibile fuggirne attraverso le cose belle della vita, come la musica. Potreste avvertire un brivido lungo la schiena durante l'ascolto.
Questi presentati sono i brani migliori dell'album, quelli che si ergono sopra altre cinque composizioni che si alternano tra un livello mediocre e basso. Lorde abusa del suo schema vincente che unisce grande impatto alla semplicità e finisce col realizzare alcune tracce godibili ma insipide, alle quali si poteva aggiungere un po' di sale. E' il caso di 400 Lux e Ribs. La prima è un pezzo pop semplice che punta sulla solita accoppiata beat-voce ma con risultati meno convincenti, complice lo stile vocale abbastanza piatto della neozelandese. La seconda avrebbe il potenziale di imporsi per via dell'atmosfera più soft ma raggiunge un buon livello di interesse solo nel ritornello, mentre nelle strofe risulta sciapa, come se si trascinasse. White Teeth Teens passa abbastanza inosservata, una traccia trasparente della quale non ricorderete neanche l'esistenza a fine ascolto.
Discorso simile per A World Alone che dovendo chiudere l'album dovrebbe essere una traccia di forte impatto emotivo, ma mancano gli elementi rilevanti, quelli che rendono memorabile una canzone. Nota positiva però va al testo, specialmente la frase che chiude tutto e riassume uno dei temi del disco, quasi riallacciandosi alla frase iniziale ("Le persone parlano. Lasciale parlare."). Un discorso completamente diverso va fatto per una traccia in particolare: Still Sane. Noiosa, moscia, un'acuta stonatura all'interno del disco. Lorde striscia il suolo per tutta la sua durata ed è davvero difficile resistere senza sentire il bisogno di saltare e passare alla traccia successiva. Assolutamente da evitare.


L'album è disponibile anche in una versione estesa digitale con altre sei canzoni, cinque delle quali prese dai due precedenti EP dell'artista. Questi brani si distinguono per una maggiore influenza hip hop e trip hop. Tra questi spicca su tutti Million Dollar Bills con le sue fantastiche sonorità hip hop orientali. Peccato che la durata non arrivi neanche ai due minuti e mezzo per un brano migliore di tanti altri presenti nell'edizione standard. In Bravado tornano a farsi sentire le doti vocali della cantante, mai noiosa quando si tratta di usare stili e tecniche diverse. Ancora una volta l'impatto della semplicità risulta l'arma vincente (quando usato adeguatamente).
Piacevoli ma sempre nell'anonimato No Better e The Love Club. La prima punta su un cantato veloce e cerca di mettere in evidenza i sintetizzatori, usati principalmente come contorno nelle altre tracce. The Love Club è molto ritmata, ma ancora una volta Lorde si fossilizza sullo stesso stile portandolo avanti per tutto il pezzo senza mai cambiarlo. Un po' fastidiosi i coretti che aumentano di intensità ad intermittenza. Biting Down sembra essere figlia di Glory And Gore e risulta piuttosto interessante grazie ai suoi ritmi serrati. La frase "It feels better biting down" ripetuta ossessivamente diventa quasi parte integrante del beat. Swingin Party risulta piatta, sulla falsa riga di Still Sane anche se non raggiunge un livello così alto di noiosità.


La giovane Lorde ha ancora tanta strada da fare nonostante i risultati conseguiti. Si propone come un potenziale talento grazie ad alcune tracce davvero notevoli, ma spesso cade nella monotonia e commette alcuni errori dovuti all'inesperienza cercando la strada facile con la riproposizione di una formula efficace, che però non può colpire sempre il bersaglio. Affinando la sua tecnica e lavorando su uno stile che è già abbastanza definito potrà in futuro raggiungere livelli superiori e affermarsi come una delle migliori artiste pop contemporanee. Ma al momento ci consegna un disco dalle tematiche importanti che si oppone alla mentalità mainstream dei tempi moderni con un sound fresco da perfezionare, pieno di influenze delle quali è difficile accorgersi perché vengono ben mascherate dalla semplicità e l'immediatezza create dalla neozelandese. Il futuro è roseo, il presente è violaceo. Come il suo rossetto.


VOTO STANDARD EDITION: 6,5

VOTO EXTENDED EDITION: 6,5






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