martedì 26 agosto 2014

Gorillaz - Plastic Beach



1) Orchestral Intro (Feat. Sinfonia ViVA)
2) Welcome To The World Of The Plastic Beach (Feat. Snoop Dogg & Hipnotic Brass Ensemble)
3) White Flag (Feat. Bashy, Kano & The National Orchestra For Arabic Music)
4) Rhinestone Eyes
5) Stylo (Feat. Mos Def & Bobby Womack)
6) Superfast Jellyfish (Feat. Gruff Rhys & De La Soul)
7) Empire Ants (Feat. Little Dragon)
8) Glitter Freeze (Feat. Mark E. Smith)
9) Some Kind Of Nature (Feat. Lou Reed)
10) On Melancholy Hill
11) Broken
12) Sweepstakes (Feat. Mos Def & Hypnotic Brass Ensemble)
13) Plastic Beach (Feat. Mick Jones & Paul Simonon)
14) To Binge (Feat. Little Dragon)
15) Cloud Of Unknowing (Feat. Bobby Womack & Sinfonia ViVA)
16) Pirate Jet


E' necessario premettere una cosa quando si parla dei Gorillaz a qualcuno. Una cosa che dà tutto un altro fascino a questo gruppo ogni volta che lo si ascolta: i Gorillaz non esistono. O meglio, quelli che vengono identificati come i membri dei Gorillaz non esistono. Essi sono infatti personaggi animati creati dalla mente di Damon Albarn, cantante e chitarrista dei Blur, e di Jamie Hewlett, creatore del fumetto Tank Girl, per prendersi gioco dell'industria musicale che ogni anno propone musica realizzata da artisti senza anima e senza passione. L'idea è talmente folle che i due artisti danno ai quattro membri del gruppo (2D, Murdoc, Noodle, Russell) un carattere e una storia personale che si evolve man mano che i Gorillaz pubblicano un album. Questi quattro personaggi non esistono, ma sono più vivi degli artisti che Albarn e Hewlett criticano.

Detto ciò, possiamo cominciare a parlare di quest'album, Plastic Beach, con il quale Damon Albarn continua le sue sperimentazioni nell'ambito della musica pop iniziate con l'album Gorillaz e proseguite con l'eccezionale Demon Days. Rock, hip hop, elettronica, classica, musica orientale. C'è davvero di tutto, ma ogni cosa ruota intorno a rinnovare
e svecchiare il concetto di pop. A differenza dei precedenti lavori, Plastic Beach è un concept album che si concentra su tematiche ecologiche e sociali, affrontandole con uno spirito diverso in ogni brano. Albarn non si fa scrupoli e si diverte a creare e unire i pezzi di questo puzzle surreale, con la collaborazione di artisti pronti a cimentarsi in qualcosa di unico.
White Flag è la canzone simbolo dell'album che ne racchiude l'intero spirito, nata a seguito di un viaggio in oriente. Albarn crea un mix perfetto di pop, rap e musica orientale con i rapper Bashy e Kano e l'orchestra nazionale per la musica araba. Il risultato è sorprendente, cerca di unire tre mondi apparentemente estranei tra loro e riesce a farli sembrare così vicini che sembrano nati l'uno per l'altro. Un inno alla pace, in tutti i sensi. Il rap si fa sentire prepotentemente anche in Sweepstakes, pezzo dal tempo in tre quarti registrato dal rapper Mos Def al primo colpo che cresce insistentemente e sembra volerci trasportare in un casinò dalle luci intermittenti, ammaliandoci con le sue promesse di vincita ("Lotteria, sei un vincitore."). Superfast Jellyfish farà la gioia di coloro che hanno adorato la celeberrima Feel Good Inc. contenuta in Demon Days, perché vede nuovamente la collaborazione dei De La Soul e insieme a loro riescono a creare ogni volta qualcosa di innovativo e fresco. Ironica e divertente, a tratti psichedelica, prevede un futuro in cui in assenza di cibo commestibile arriveremo a mangiare meduse, arrivando persino a metterle nei nostri stufati.
Rimanendo su temi psichedelici Plastic Beach (la canzone), realizzata con Mick Jones e Paul Simonon dei The Clash, tenta letteralmente di ipnotizzare l'ascoltatore con le sue tastiere e le melodie fluttuanti. Le collaborazioni con Yukimi Nagano, in arte Little Dragon, mettono in risalto le tastiere e le voci dei due cantanti. Empire Ants è un brano diviso a metà tra atmosfere sognanti e misteriose, mentre To Binge è una ballad che ci porta direttamente sulla Plastic Beach illuminata dalle luci del tramonto. Welcome To The World Of The Plastic Beach, preceduta da Orchestral Intro, vede la collaborazione di Snoop Dogg ed è un pezzo hip hop dove prima il basso e poi le tastiere ondeggianti le fanno da padroni. La componente elettronica in quest'album è massiccia e Rhinestone Eyes ne è impregnata. Albarn ci mette subito di fronte ad una delle immagini più suggestive dell'intero album ("Sono un gargoyle spaventoso in cima ad una torre che hai creato con il potere della plastica") e lascia scorrere in essa tutta la sua vena pop. Un vero gioiello. On Melancholy Hill è una canzone d'amore semplice ma efficace dove ancora una volta le tastiere sono le protagoniste. Farete fatica a togliervele dalla testa, così come quelle della fantastica Stylo, la miglior traccia dell'album che vede ancora la collaborazione di Mos Def e del recentemente scomparso Bobby Womack. Un pezzo variegato e ipnotico dove Womack prende in mano le redini della canzone nel potente ritornello con la sua incredibile voce, Albarn rallenta i ritmi con la sua voce pacata e Mos Def dà il colpo di grazia con il suo rap. Womack impreziosisce anche la lenta e malinconica Cloud Of Unknowing accompagnato dall'orchestra Sinfonia ViVA, questa volta con una voce più armoniosa e delicata. Di seguito troviamo Pirate Jet, la canzone che conclude l'album. Un pezzo corale che con la frase "la plastica mangia la gente" lancia il messaggio finale e conclusivo dell'intero album. Broken è una canzone dai toni trip hop e dub, rilassante e ammaliante al punto giusto sempre per merito della voce di Albarn. Una voce che in Some Kind Of Nature va a "contrastarsi" con quella del grande e compianto Lou Reed. Due stili completamente diversi arrivano a creare una traccia pop molto catchy che viene guidata per l'ennesima volta dalle tastiere. Tastiere e sintetizzatori che faranno impazzire i vostri auricolari in Glitter Freeze, traccia electro pop ossessiva e alienante.
Questo brano racchiude in sé quello che è l'unico vero "problema" dell'album: la ripetitività delle singole tracce. Intendiamoci, la cosa è assolutamente voluta e funzionale all'album, ma per chi cerca un ascolto facile può risultare un problema. Ci vuole del tempo per assimilare e comprendere fino in fondo il disco, in particolare tracce sperimentali e anomale come Glitter Freeze, Sweepstakes e To Binge. Altre come On Melancholy Hill e Empire Ants potrebbero addirittura risultarvi noiose. Non si tratta di qualcosa di immediato, ma lo scopo di Albarn è proprio quello di farci concentrare, di analizzare e comprendere. Una volta raggiunto questo, l'album diventa una gioia per le orecchie.

Plastic Beach è un progetto importante e inusuale, potremmo anche dire pretenzioso. Tanta sperimentazione, tanti incontri di suoni, ritmi e melodie diversi e insoliti, tanta complessità che forse non era così indispensabile. Tutto sommato l'album è davvero ben prodotto, studiato in ogni dettaglio per spingere l'ascoltatore al di là di un semplice ascolto di musica. E' un viaggio psicologico condito da tanti generi diversi, un toccasana per chi è alla ricerca di qualcosa di vario e particolare. Richiede il suo tempo per farsi apprezzare appieno ma gli ascoltatori occasionali rimarranno sorpresi di quanto si possa giocare con la musica. Penso che se avrete la grande fortuna di incontrare qualcuno dei Gorillaz dovreste chiedergli maggiori delucidazioni su quest'opera. Ah già, dimenticavo. I Gorillaz non esistono.



VOTO: 7,5





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