mercoledì 31 dicembre 2014

Royal Blood - Royal Blood


1) Out Of The Black
2) Come On Over
3) Figure It Out
4) You Can Be So Cruel
5) Blood Hands
6) Little Monster
7) Loose Change
8) Careless
9) Ten Tonne Skeleton
10) Better Strangers



Da un po' di tempo nel panorama musicale si sente il bisogno di una scossa, di qualcosa che faccia partire una scintilla e risvegli le nostre orecchie addormentate. Qualcosa di nuovo. Se ci fate caso di questi tempi ci ritroviamo ad aspettare nuovi dischi da gruppi vecchi, gruppi navigati di cui conosciamo già i trascorsi e che sono sinonimo di garanzia. Andiamo a colpo sicuro, il presente ha poco da offrire e il futuro è incerto perciò ci ancoriamo al passato e restiamo lì, contenti e soddisfatti di quello che abbiamo già. Una corrente di pensiero poco lungimirante che non ci permette di evolvere e di crescere mentalmente. Rimaniamo attaccati alle nostre certezze e non apriamo la mente all'ignoto, a quello che non conosciamo creando pregiudizi insensati. Ed è qui che arrivano i Royal Blood, per dimostrare quanto siano sbagliati questi continui pregiudizi verso la nuova musica che si affaccia al mondo, per smentire i dinosauri sempre pronti a brontolare su come la musica in passato fosse migliore rispetto a quella di oggi.


Il duo composto da Mike Kerr (bassista e cantante) e Ben Thatcher (batterista) va ad unirsi ad un filone ben nutrito di gruppi a due membri come The White Stripes e The Black Keys, senza avere nulla da spartire con essi. Il loro stile che abbraccia garage rock, blues e grunge dà una sensazione di unica familiarità, un "nuovo-già sentito" molto piacevole e rinfrescante che permea ogni nota del loro primo album omonimo. Ogni riff riesce a fare breccia nella mente e a restarci incollato, come quello della sensazionale Loose Change. Breve e diretta, prima trasportante e poi trascinante, perfetta per scatenarsi come la martellante Come On Over dove Kerr crea un ottimo connubio tra la sua voce e il basso, intenti a farsi il verso a vicenda.
Proprio nel basso sta la genialità di questo gruppo, un basso che il musicista di Brighton si è impegnato a far suonare come una chitarra grazie a particolari amplificatori, pedali e distorsori. Il suono che ne deriva è proprio quello di una chitarra elettrica e un basso fusi insieme, come fossero una sola entità. Il risultato è evidente soprattutto in brani come Blood Hands e Figure It Out dai raffinatissimi toni blues rock. La prima calda e suadente mentre la seconda piena di energia, segno della grande versatilità vocale di un Kerr capace di adattarsi ai vari stili proposti dalla coppia inglese.
Anche Thatcher vuole la sua porta e se la prende con prepotenza in Better Strangers con un intro tanto essenziale quanto penetrante, picchiando prepotentemente le sue bacchette e la cassa. Il riff che lo accompagna è di quelli memorabili, ma Thatcher si mette sotto i riflettori anche nell'incredibile Out Of The Black che è impossibile non associare allo stile dei Muse, quelli più cattivi dei primi lavori. Anche qui il batterista colpisce implacabile supportando un riff distortissimo e graffiante. Anche lo stile vocale di Kerr ricorda vagamente quello di Matthew Bellamy, meno potente nelle strofe ma più incisivo nei ritornelli. Le distorsioni raggiungono alti livelli in You Can Be So Cruel dove le corde del basso grattano le orecchie dell'ascoltatore con quelle sonorità tipiche del grunge sporco e rozzo. Pezzo molto sostenuto a tratti quasi pop, un po' come Careless complici delle strofe molto catchy e l'ennesima conferma della particolare voce di Kerr, capace di destreggiarsi in ogni situazione.
I due musicisti però raggiungono la coesione massima nei due brani di punta di quest'opera, ovvero Ten Tonne Skeleton e Little Monster. Nella prima Kerr trova il modo di esprimere al meglio le potenzialità del suo basso dal suono ritoccato con un riff che sembra un ascensore impazzito e nel bridge il suo falsetto diventa una ninna nanna letale. La seconda può tranquillamente essere definita una delle canzoni rock migliori di quest'anno, da ascoltare e riascoltare senza stancarsi mai. Ogni secondo contribuisce alla riuscita del brano nella sua interezza, una brano fresco e coinvolgente dall'inizio alla fine. Non dimenticherete facilmente questo riff, questa voce e i due assoli di basso e batteria.


I Royal Blood si lanciano involontariamente per diventare uno dei gruppi rock di maggior successo dei prossimi anni con uno stile unico e già ben definito. Nonostante l'album superi di poco i 30 minuti alla fine dell'ascolto si prova un senso di appagamento non indifferente, l'impressione che a questo lavoro non manchi quasi nulla. La quantità non è sinonimo di qualità e ne abbiamo la riconferma. Pezzi diretti e secchi, senza troppi fronzoli dato che il genere non li richiede. Questo gruppo è già sulla buona strada per diventare grande e lo pensa anche il chitarrista dei Led Zeppelin, Jimmy Page. Vedendoli live ha affermato che "porteranno il rock verso un nuovo mondo, se non lo stanno già facendo. La loro è musica di qualità pazzesca". Chissà quale sarà questo mondo, ma li seguiremo senza esitazioni.


VOTO: 8,5





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